Tendiamo a dare per scontato che la California produca vini di prim’ordine, nonostante i più importanti critici del mondo li includano tra i migliori vini mondiali, accanto il bordeaux, il borgogna e tanti altri. Tuttavia, questa situazione, oggi per noi così familiare, era molto diversa da quella che imperversava negli anni ’70. A quel tempo, infatti, persino la Napa Valley era trattata come un luogo di produzione di second’ordine dagli appassionati di vino—non è che fosse, quindi, considerata un granché.
Ma tutto cambiò il 7 giugno del 1976, quando il Time magazine pubblicò un articolo di quattro paragrafi che sarebbe diventato uno dei più importanti testi dedicati al vino statunitense mai scritto. Nascosto a pagina 58 della sezione Lifestyle della rivista, descriveva i risultati di una degustazione al buio organizzata a Parigi dal commerciante di vini inglese Steven Spurrier e dalla sua collega americana Patricia Gallagher.
I vini californiani avevano battuto quelli francesi sia per quanto riguarda i rossi, sia per quanto riguarda i bianchi, distruggendo la convinzione che solo in Francia si potessero produrre vini pregiatissimi.
I vini californiani avevano battuto quelli francesi sia per quanto riguarda i rossi, sia per quanto riguarda i bianchi, distruggendo la convinzione che solo in Francia si potessero produrre vini pregiatissimi.
Tale evento aveva fatto incontrare un gruppo di stimati giudici francesi per mettere a confronto i migliori vini francesi e californiani. I vini prodotti nel Golden State erano praticamente sconosciuti in Francia, solo poche caraffe ne venivano vendute a Parigi e nessuno avrebbe mai sperato in una loro vittoria.
Se non si fosse trattato di una giornata tranquilla dal punto di vista del flusso di notizie, il 24 maggio del 1976, ossia il giorno in cui questa manifestazione si tenne, il mondo non avrebbe mai saputo dell’ora famosa “Degustazione di Parigi”, riguardo alla quale tutti sono concordi ad affermare che si sia trattato di una svolta nella storia vinicola della California.
“Steven invitò tutti rappresentanti della stampa americana, britannica e francese a partecipare e tutti diedero forfait, me compreso,” racconta George M. Taber, che a quell’epoca lavorava come giornalista a Parigi. Tuttavia, poco dopo, ricevette una chiamata dalla Gallagher, che lo implorava di ripensarci.
“La degustazione era di un lunedì, e cioè il giorno più piatto della settimana,” dice Taber. “Per cui decisi di andare.” Fu l’unico giornalista a presentarsi.
Ma poi accadde qualcosa di incedibile: i giudici francesi non riuscirono a distinguere i vini francesi da quelli californiani, dando i punteggi più alti a due millesimati della Napa Valley: uno Chardonnay Chateau Montelena del 1973 e un Cabernet Sauvignon Stag’s Leap Wine Cellars, sempre del ‘73. Tra lo stupore generale, i vini californiani batterono i francesi sia nella categoria dei rossi, che in quella dei bianchi.
Questo fatto non solo lasciò di stucco i degustatori, ma diede il via a una rivoluzione che cambiò la percezione del mondo del vino riguardo alla qualità e al potenziale dei vini californiani—e ispirò i produttori di vini di tutti il mondo a sfidare i preconcetti ritenuti tradizionali fino a quel momento.
Eppure, ci volle un po’ prima che la notizia si diffondesse. Warren Winiarski, produttore del vincitore Cabernet Stag’s Leap, non si emozionò più di tanto quando sentì la notizia per la prima volta. “Ricordo vagamente che doveva esserci stato un qualche tipo di degustazione per presentare i nostri lavori della Napa Valley,” racconta, “ma non sapevo chi fossero i sommelier, né che ci sarebbero stati anche vini francesi”.
Quando venne a sapere che il suo vino si era piazzato al primo posto tra i rossi, la sua reazione fu entusiasta. “Dissi, ‘Beh, sono contento,’ perché è sempre bello vincere una degustazione quando stai lanciando un nuovo marchio”.
Dopo che l’articolo di Taber venne pubblicato, tuttavia, e la notizia del trionfo della California si diffuse, tutto cambiò. In particolare, le richieste del vino vincitore aumentarono.
“La portata delle mie aspirazioni si elevò,” dice Winiarski. “Avevo realizzato il vino migliore che potevo, ma ora dovevo pensare a tutto in modo da ottenere il miglior vino possibile, visto che ora c’era una speranza di far conoscere i vini della mia terra.”
“La portata delle mie aspirazioni si elevò,” dice Winiarski. “Avevo realizzato il vino migliore che potevo, ma ora dovevo pensare a tutto in modo da ottenere il miglior vino possibile, visto che ora c’era una speranza di far conoscere i vini della mia terra.”
Di sicuro, la Degustazione di Parigi ha anche influenzato i viticoltori originari di terre anche più lontane della Napa Valley. “Ha incoraggiato ed ispirato i professionisti del settore che, fino a quel momento, pensavano di non poter sperare di raggiungere gli stessi livelli di quelli che, all’epoca, erano considerati i massimi produttori di vini del mondo,” dice Winiarski. “Ha fatto sì che provassero nuove responsabilità verso i loro prodotti, che adesso, ai loro occhi, aveva il giusto potenziale per raggiungere nuove vette nel panorama vinicolo mondiale, che tempo addietro nessuno avrebbe mai potuto immaginare.”
È stato solo 20 anni dopo la degustazione, mentre cercava un libro riguardo a questo argomento, che Taber riuscì a comprendere a pieno la portata dell’impatto che quell’evento aveva avuto.
“Girai il mondo per andare a parlare con i viticoltori,” ricorda, “e per chiedere loro, ‘Cosa sapete della degustazione di Parigi? Che tipo di impatto ha avuto su di voi?’ E ovunque andassi, fosse stato in Australia o in Nuova Zelanda, la risposta era sempre la stessa: “Ah sì, è stato un evento importante perché ci ha ispirati a pensare che se i californiani ce l’avevano fatta, potevamo farcela anche noi nel nostro paese”. È stato allora che mi sono reso conto che non si era trattato di una svolta solo per la Napa Valley, ma per il mondo intero” conclude Taber.
“Quarant’anni dopo si parla ancora della Degustazione di Parigi”, aggiunge Winiarski. “E se ne continuerà a parlare.”
Sia lo Stag’s Leap Wine Cellars che lo Chateau Montelena, situati rispettivamente a Napa e a Calistoga, sono ancora considerati due dei migliori produttori di vini mondiali. Lo Stag’s Leap, lungo il Silverado Trail, è stato istituito negli anni ’70 e offre bellissime viste sui vigneti circostanti; unitevi all’Estate Wine Tasting and Cave Tour per assaggiare il famoso Cabernet Sauvignon dell’azienda e, nel frattempo, esplorate la cantina sotterranea. Presso lo Chateau Montelena è possibile fare degustazioni direttamente dalla botte, giri guidati attorno al vigneto e un tour di 90 minuti dell’dell’azienda che include una degustazione del loro storico Chardonnay.
Inoltre, questa primavera ci sono tantissimi appuntamenti e speciali anniversari da non mancare assolutamente. Il 22 maggio George M. Taber firmerà le copie del suo libro, “The Judgment of Paris: California vs. France and the Historic 1976 Paris Tasting That Revolutionized Wine” (La degustazione di Pargi: California contro Francia e la degustazione del 1976 che rivoluzionò il mondo del vino) presso lo Stag's Leap Wine Cellars, mentre il 24 maggio lo Stag’s Leap aprirà le proprie porte in collaborazione con lo Chateau Montelena. Per tutta la giornata del 26 maggio, invece, il sito di prenotazioni Cellarpass offrirà un pass dedicato al 40° anniversario della Degustazione di Parigi, che comprende assaggi presso 5 delle 11 “aziende vinicole presenti alla degustazione di Parigi”: lo Chateau Montelena, la Freemark Abbey, la Spring Mountain Winery, lo Stag's Leap e il Clos Du Val.
—Tina Caputo